martedì 22 gennaio 2013

epigrafe


invio un ' frammento ' evocativo da inserire nell'archivio V F
Incredibile poiché mi è ritornato alla mente ieri in bicicletta sotto la neve rientrando a casa come un fulmine a ciel sereno.

cosa minima 
ma che non vada persa mi par giusto.
direi epigrafe.

Dalle lezioni di latino del Tisso una epigrafe

" Omnis barbara vox
non declinata latine
accentum super ultimum
servabit acutum "

evvai !

[CHOERLIE]



E bravo Carlo.
E’ come una luce che si accende nelle tenebre.
Parole che sembravano dimenticate, ora tornano familiari e ben note; il loro suono una cantilena, una litania, una giaculatoria.
Come quelle preghierine che si recitavano da bambini, poi dismesse, che per anni se ne sono state lì, in uno scaffale polveroso dell’anticamera del cervello, in attesa. . .
Ho fatto anche una piccola ricerca in internet ed ho trovato il versetto citato per lo più sul sito dell’Enciclopedia Dantesca Treccani: è un precetto della linguistica medievale che la Treccani attribuisce, nelle voci che ho consultato, sia a Giovanni da Genova che a Alessandro di Villadei.
 L'accento sull'ultima si giustifica con l'uso medievale (cfr. Giovanni da Genova: " Omnis barbara vox, non declinata latine, Accentum super extremam servabit acutum ", e " Bull. " III [1895-96] 106). V. POLIDORO.
....ricorda il precetto del lessicografo Giovanni da Genova: " Omnis barbara vox, non declinata latine, Accentum super extremam servabit acutum ".
Più interessanti e anche più spinosi problemi presenta l'accentazione o. quando si passi a trattare di parole dotte, e specialmente di nomi propri, di origine non latina. In questi casi i grammatici medievali consigliavano in linea di massima la pronuncia ossitona. La regola, riassunta da Alessandro di Villadei nel distico " Omnis barbara vox non declinata latine / Accentum super extremam servabit acutum " (Doctrinale, vv. 2307-2308), riguardava principalmente le voci ebraiche; ma poteva estendersi, secondo varie modalità e per varie ragioni, anche a parole di origine greca (v. GRECISMI).
Quanto poi ai nomi ebraici di persona e di luogo, va osservato che essi sono soggetti alla nota norma dell'ossitonia per cui " Omnis barbara vox, non declinata latine, Accentum super extremum servabit acutum " (A. Villadei, Doctrinale; vedi Parodi, Lingua 233 e 327 n. 14); si noti ad es. Abèl, Noè, Moisè, Davìd, If IV 56-59), Melchisedèch, Iacòb (Pd VIII 125, 131), ecc.
Però mi ricordo che il Tisso diceva “super ultimam” e non “super extremam”.
 

[OGLIUTO]

 

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